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Alla Biennale di Sharjah 150 artisti e 300 opere

Sul tema 'Thinking Historically in the Present', fino all'11/6

03 marzo, 12:37

Foto da Sharjah Biennial 15 e Wam News Agency Foto da Sharjah Biennial 15 e Wam News Agency

NAPOLI - E' in corso fino all'11 giugno a Sharjah, negli Emirati Arabi, la quindicesima edizione della Biennale dal titolo 'Thinking Historically in the Present' (Pensare storicamente al presente).
Su questo tema opereranno in questi mesi oltre 150 artisti e gruppi d'arte da tutto il mondo, provenienti da oltre 70 Paesi.
Saranno realizzate e presentate oltre 300 opere d'arte seguendo il percorso indicato dal festival degli Emirati che si tiene ogni due anni e che quest'anno festeggia i 30 anni dalla sua nascita.
L'edizione 2023 è stata ideata sulla figura di Okwui Enwezor, grande critico d'arte nigeriano esperto internazionale scomparso nel 2019, e creata da Hoor Al Qasimi, direttrice della Sharjah Art Foundation, che organizza l'evento. L'idea è quella di partire dal lavoro visionario di Enwenzor che ha trasformato in qualche modo l'arte contemporanea, spingendo anche i progetti intellettuali nel mondo. Hoor Al Qasimi ha interpretato quel percorso pensando al titolo della 'Biennal 2023', mettendo al centro il passato nell'arte contemporanea di oggi. Pensare storicamente il presente vuol dire usare un metodo di lavoro artistico che privilegi il ruolo dell'intuizione e di quanto accade, trasformando, guardando anche al passato, la coscienza nella cura.
"Sharjah è diventata - ha dichiarato Hoor Al Qasimi, presidentessa e direttrice della Sharjah Art Foundation, all'agenzia di stampa degli Emirati (Wam) - una piattaforma in cui molte persone possono riunirsi in una libera conversazione sul Sud del mondo. Vogliamo coinvolgere le comunità e portare avanti molte questioni che interessano le società di tutto il mondo attraverso un linguaggio che sia accessibile al grande pubblico". Molti indicano la crescente biennale emiratina come un altro volto internazionale oltre alla grande storia della Biennale di Venezia: "Sharjah - spiega Hoor Al Qasimi - è iniziata con una rappresentazione artistica tradizionale, con il formato del country pavillion, il padiglione nazionale, ma quando mi sono messa in gioco, ho capito che ci sono tanti problemi che emergono quando si parla di stati e nazioni. Alcune persone vivono come rifugiati, ci sono matrimoni misti o etnie diverse che convivono nello stesso Paese. Come si definisce una nazionalità? Questo tipo di formato, quello tradizionale, è una delle cose che ho cambiato, ho eliminato la rappresentazione nazionale in favore di una mostra più curatoriale. Le Biennali ora, almeno molte di esse in tutto il mondo, si concentrano davvero sulle città, sulle comunità e su ciò che questi eventi possono fare per i locali, promuovendo uno spazio culturale all'interno di una comunità. Per quanto riguarda il mio background, sono un'artista, sono una pittrice, questo è il modo in cui volevo che la Biennale cambiasse", ha aggiunto.
La biennale anima l'intero emirato con numerosi eventi culturali distribuiti in 19 sedi e in 5 località: diversi angoli del centro storico, punti iconici dell'heritage culturale dell'emirato, insieme ad edifici appositamente ristrutturati e a moderne strutture sono parte di un ricco calendario di iniziative gratuite e liberamente aperte al pubblico.

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