Per questo Riccardo Cristiano, a lungo vaticanista della Rai, presenta nel suo libro "Siria, l'ultimo genocidio" (Castelvecchi, pp.
192, 17,50 euro)
gli eventi siriani come l'ultimo anello di una catena di
genocidi, cominciati nel 1915 con lo sterminio degli armeni.
Contro tutto questo, afferma Cristiano, si e' levata
nuovamente profetica la voce di papa Francesco, che con coerenza
ha cercato di riaccendere i riflettori sulla tragedia siriana
che rischia di avere enormi conseguenze non solo sulla
geopolitica ma anche sul dialogo interreligioso.
Sono Bergoglio e Bauman le figure che, dall'inizio alla fine
del libro, accompagnano il lettore in un'altra visione del mondo
e della prospettiva salvifica per il Medio Oriente: la
costruzione della cittadinanza.
A partire dal genocidio armeno, considerato difensivo. "I
funzionari ottomani erano determinati a smascherare qualsiasi
quinta colonna (o presunta tale) che vedesse con favore gli
obiettivi territoriali degli Alleati", scrive Cristiano. E nel
corso della storia, prosegue l'autore, le quinte colonne sono
state viste ovunque.
In Siria, le quinte colonne sono state viste annidarsi tra i
fratelli musulmani arroccati ad Hama (1982); il regime, minando
l'intero centro cittadino, lo fece crollare su un numero
imprecisato di sepolti vivi, forse 10 mila, forse 50 mila, forse
ancora di più. In Iraq, le quinte colonne sono state viste tra i
curdi, sterminati da Saddam Hussein con i gas ad Halabja (1988),
durante il conflitto con l'Iran.
Quello in atto in Siria e' dunque l'ultimo genocidio
difensivo, stavolta dei siriani sunniti, da espellere dal loro
territorio come "possibili" quinte colonne dell'Arabia Saudita.
Aleppo e la Siria sono cosi' il simbolo della bancarotta
politica araba, che ha in panarabismo e panislamismo due
ideologie fallite che producono solo regimi cleptocrati e
totalitari e terrorismi, scrive Cristiano.
Tutto questo accade - secondo l'autore - mentre nel mondo
occidentale e' in atto una profonda e costante negazione di
quanto sta accadendo in Medio Oriente. Si e' negata dapprima la
"rivoluzione siriana" e ora si nega quello che sotto ogni
aspetto e' il genocidio di un popolo.
Un'indifferenza figlia dell'emergenza-terrorismo,
dell'ideologia 'rossobruna', che accomuna nell'antiamericanismo
le radicalità di destra e sinistra; della "teologia della
geopolitica sovietica", secondo cui Mosca e i suoi alleati
arabi, nasseriani ma soprattutto baathisti, hanno sempre
ragione.
Si e' arrivati cosi', afferma Cristiano, a non vedere i
massacri "genocidiari" di Saddam Hussein e di Hafez al Assad in
passato e quelli di Bashar al Assad oggi, dietro i quali si
nasconde l'esportazione della rivoluzione iraniana fino alle
coste del Mediterraneo, a mezzo della più feroce operazione di
pulizia etnica della storia recente. (ANSAmed).
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